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Percorso storico delle epidemie in Calabria

Aggiornamento: 15 feb 2021

Le fonti storiche ci riferiscono che ciclicamente la Calabria è stata oggetto di eventi pandemici che hanno lasciato morte e sopraffazione dal momento che la medicina non conosceva ancora gli strumenti atti alla prevenzione e alla cura. Spesso ci si affidava alle preghiere e alla intercessione dei Santi, come il caso della Madonna del Pilerio a Cosenza, Patrona della Città che la salvò dalla peste del 1576 e San Francesco di Paola, Patrono della Calabria. Ricordiamo solo i più importanti eventi descritti dopo un’attenta ricerca.


  • 1576 Peste a Cosenza

È l’evento cui si riconduce per tradizione la nascita del culto verso la Madonna del Pilerio a Cosenza, città che sarebbe stata liberata dalla peste quando un devoto in preghiera notò sull’icona un bubbone comparire sulla guancia della Vergine.


  • 1578 Peste a Pizzo Calabro (VV)

Pizzo fu colpita da una funesta epidemia di peste che provocò centonovanta vittime in pochi mesi; un'elevata mortalità se si considera che la popolazione a quell'epoca ammontava ad appena 2200 abitanti. Gli infettati venivano posti in dei lazzaretti dove erano assistiti da vari religiosi e religiose tra i quali si distinse per la sua esimia carità il P. Virgilio Milezio dell’Ordine dei Minimi di S. Francesco di Paola. I Pizzitani come segno di perenne gratitudine innalzarono una chiesa in onore di S. Francesco di Paola con annesso un convento per i Padri Minimi.


  • 1656 Peste Regno di Napoli

L’epidemia di peste colpì tutto il Regno di Napoli giungendo anche a Cosenza mostrando un altissimo tasso di mortalità. In città questa epidemia è legata alla nomina a protettrice della Vergine Immacolata venerata nella chiesa di S. Francesco d’Assisi. Secondo fonti dell’epoca, Cosenza venne liberata dalla peste dopo la morte del frate Bonaventura da Casabona e dopo aver rinnovato il voto alla Vergine, cosa che da allora si fece annualmente.


  • 1743 Peste di Reggio e Messina

La peste minacciò nuovamente il cosentino dopo che si era diffusa a Messina e a Reggio. Le autorità cittadine decisero di istituire dei “cordoni” all’ingresso della provincia, presidiando i confini con truppe di soldati e volontari per non permettere a persone e cose infette di giungere in provincia. Nel ‘700 si ritrovano dunque molte delle misure precauzionali valide ancora oggi, come controllo di confini e quarantena di merci e persone prima dell’accesso sul territorio. Simili precauzioni vennero prese nuovamente nel 1767 in occasione di un altro contagio.


  • 1837 Il «Cholera asiatico»

Scoppiato l’anno precedente a Napoli, a luglio si iniziarono a registrare i primi casi a Cosenza dopo che il morbo era giunto da Nord nonostante i cordoni sanitari. Il numero dei contagiati aumentò rapidamente; chi poté, lasciò la città per rifugiarsi nei paesi vicini, mentre venne predisposto un lazzaretto nel convento della Riforma a Cosenza.


“Spesso ci si affidava alle preghiere e alla intercessione dei Santi, come il caso della Madonna del Pilerio a Cosenza, Patrona della Città”

  • 1866 Il ritorno del «Cholera asiatico»

Il colera si ripresentò portato secondo alcune fonti da alcuni soldati congedati. Le misure erano le solite, dal cordone sanitario alle pulizie straordinarie in città, ma iniziavano a diffondersi anche cure più efficaci. Anche in questo caso non mancarono gli isterismi, come a Longobucco, dove nell’agosto 1867 la popolazione presa da disperazione per i molti contagi uccise il sindaco e altri amministratori locali.


  • 1911 Colera a Verbicaro (CS)

Dopo una epidemia di colera che aveva causato un picco di decessi, circa 1200 persone insorsero contro gli amministratori accusati di spargere il morbo e si contarono alcuni morti.


  • 1918 Influenza spagnola

Causò milioni di vittime in tutto il mondo tanto da essere considerata la più grave pandemia della storia dell’umanità. La spagnola colpì anche Cosenza e i centri della sua provincia soprattutto da settembre di quell’anno, aggravata dalle condizioni igieniche precarie e dalla scarsa alimentazione, conseguenze anche della I Guerra mondiale ancora in corso. Le vittime furono tantissime anche in questa occasione e, come precauzione, si fecero imbiancare gli edifici per maggiore pulizia, si bloccò l’apertura delle scuole e si impedirono altri eventi che prevedevano alti afflussi di persone.

Rosalinda Cristofaro

Sofia Serpa

Sofia Trifilio

IV B -BTS

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