top of page

I NUMERI DI UNA ECONOMIA SCONVOLTA

Aggiornamento: 29 gen 2021

Create a blog post subtitle that summarizes your post in a few short, punchy sentences and entices your audience to continue reading.


Il Covid-19 ha cambiato i nostri stili di vita, le nostre abitudini, le nostre certezze. Ma come è stato vissuto e affrontato tutto ciò dal punto di vista lavorativo?

L’occupazione si è ridotta del 7,1% tra i giovani, del 2,5% tra i lavoratori di età compresa tra i 35 e i 49 anni, ed è leggermente aumentata tra quelli con 50 e più anni. Diversamente dal passato, il calo ha interessato più le donne che gli uomini. La diminuzione dell’occupazione ha riguardato per tre quarti lavoratori dipendenti con contratto a termine. Durante il lockdown, i redditi da lavoro sono diminuiti di più tra le famiglie con redditi bassi, tra le quali sono più frequenti gli occupati nei settori oggetto dei provvedimenti di limitazione dell’attività produttiva o in mansioni non effettuabili a distanza. Il reddito familiare si è ridotto per metà delle persone, anche tenendo conto del sostegno economico pubblico eventualmente ricevuto; per un terzo la riduzione è stata superiore al 25%.



Per ridurre al minimo gli spostamenti ed evitare assembramenti il mondo del lavoro è ricorso, per quanto possibile, allo smart-working, una modalità di lavoro che per anni, nonostante le notevoli potenzialità, non è mai stata ben vista da parte delle aziende.

Nel giro di un anno e mezzo, anche a causa delle difficoltà dell’economia e delle imprese italiane a registrare performance soddisfacenti, la percentuale dei settori considerati maggiormente a rischio è passata da 35% al 65%.

I settori principalmente impattati da questo blocco sono il turismo e i trasporti: la diffusione del virus ha provocato una notevole riduzione dei turisti da e verso l'Italia e più in generale l'Europa, a cui si aggiunge un significativo rallentamento dei servizi legati ai trasporti.

Il ritorno a livelli normali di attività dovrebbe essere molto graduale, portando le perdite di circa 6 miliardi di euro sia nel turismo che per i servizi di trasporto. Sicuramente le aziende che presentano un’elevata dipendenza dall’export e dalle catene di produzione globali hanno già cominciato a soffrire a partire da gennaio quando il coronavirus ha cominciato a diffondersi in Cina.



“I settori principalmente impattati da questo blocco sono il turismo e i trasporti: la diffusione del virus ha provocato una notevole riduzione dei turisti da e verso l'Italia e più in generale l'Europa, a cui si aggiunge un significativo rallentamento dei servizi legati ai trasporti..”

All’inizio, la crisi legata alla diffusione della pandemia ha creato una situazione confusa che si è evoluta rapidamente. Le persone hanno cominciato a pensare che si trovavano di fronte “alla fine del mondo” e, alle notizie relative agli ospedali sovraffollati e all’incapacità del sistema sanitario di far fronte al carico di malati, ha fatto seguito la preoccupazione relativa alle scorte alimentari. Il panico rappresenta un elemento ricorrente nelle fasi iniziali di tutti i contesti di crisi, ma ancora non si può tracciare un bilancio dell’efficacia delle misure adottate nel contenimento della diffusione della pandemia. Una cosa sembra essere certa: la paura. La paura di infettarsi, la paura di infettare, la paura per i figli o per i genitori anziani, la paura della crisi economica. Questa è stata alimentata e amplificata inevitabilmente dalla narrativa che ha accompagnato l’aumentare dei casi, delle morti e di un bollettino quotidiano che molto spesso è stato presentato come un bollettino di guerra.

Fiorelli Camilla Assunta

IV SIA

3 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page