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“CONTAGIATO” ANCHE IL VOCABOLARIO

Aggiornamento: 27 gen 2021

All’inizio dell’anno scolastico, con la mia classe, la IV Cat dell’Istituto “Pizzini-Pisani”, abbiamo affrontato il Seicento, un secolo caratterizzato da profonde trasformazioni, soprattutto dal punto di vista culturale. Questo secolo ha visto nascere le prime Accademie, centri di produzione e diffusione della cultura e del sapere. La più antica Accademia linguistica del mondo, l’Accademia della Crusca, viene fondata proprio in Italia e nel 1612 pubblica il Vocabolario della Crusca che nei suoi secoli di attività si è sempre distinta per l’impegno profuso a mantenere ‘’pura’’ e ‘’viva’’ la lingua italiana. Ma quando una lingua può essere definita ‘’viva’’? In classe abbiamo provato a dare risposte a questa domanda. Ci siamo detti che una lingua è viva quando si arricchisce di nuovi elementi, le parole, per poter esprimere meglio i cambiamenti e le trasformazioni che accompagnano la vita degli uomini.



A questo punto, il nostro prof. ci ha invitati a riflettere sulle “parole della pandemia”. Ognuno di noi ha raccolto termini ed espressioni utilizzati in questo tempo in cui la pandemia, un’esperienza nuova e imprevista, ha cambiato non solo le nostre vite e abitudini quotidiane ma anche il nostro vocabolario, il nostro modo di esprimerci.


Ecco alcuni esempi sui quali ci siamo soffermati ed abbiamo riflettuto. Iniziamo con l’analizzare il termine più inflazionato di questi mesi, ‘’Coronavirus’’, composto dal nome preceduto dall’aggettivo, cosa che accade nella lingua inglese e da cui possiamo comprendere quanto l’inglese sia una lingua dominante e quanto influenzi anche la nostra. Un altro termine significativo è sicuramente ‘’lockdown’’; durante questi mesi abbiamo preso tutti dimestichezza con questa parola, ma perché non utilizzare la parola ‘’isolamento’’? Questo termine consente d’identificare in modo univoco un concetto di ‘’blocco’’, per noi del tutto nuovo, e in poco tempo è diventato una delle parole preferite dai media. Molte volte il termine lockdown viene sostituito con quarantena (parola recuperata dal passato), ma è un uso improprio se si considera che la quarantena è il periodo di isolamento e osservazione a cui vengono sottoposte le persone che potrebbero portare con sé germi infettivi, e non il periodo d’isolamento di tutti i cittadini. Oggi, dunque, la quarantena è l’allontanamento da tutto e da tutti, dalle persone, dai luoghi, dagli affetti e dalle abitudini. Come si diceva, altri termini comunemente usati, hanno subito delle trasformazioni. Con l’avvento di questa pandemia il termine positivo, ad esempio, ha assunto un significato completamente diverso, passando da una connotazione ‘’buona’’ ad una che suscita preoccupazione e paura, poiché attualmente un ‘’positivo’’ è colui che ha contratto il Covid-19. Anche altre parole come mascherina o tamponare hanno subito cambiamenti nell’uso quotidiano. Un termine che, invece, è tornato al suo significato originale è virale; negli ultimi anni questa parola veniva utilizzata per indicare contenuti che in poco tempo acquisivano una certa popolarità sul web, mentre ora viene nuovamente associato al concetto di diffusione di un virus.


Vi sono tantissimi altri termini che quotidianamente usiamo, e su cui abbiamo riflettuto: focolaio, asintomatico, immunità, incubazione ecc.,…

Abbiamo visto, quindi, che in questo mesi il vocabolario quotidiano ha visto nascere parole assolutamente nuove, recuperare parole antiche, attribuire “significati nuovi” a parole già in uso. Ma abbiamo visto anche la “fatica” che fa la lingua ad esprimere efficacemente alcune situazioni che si presentano.


Le espressioni che hanno creato maggiore scalpore, sono quelle di“distanziamento sociale”, “congiunti e affetti stabili”. Ma cosa s’intende con distanziamento sociale? E chi sono i congiunti? Ma soprattutto, un affetto può essere considerato stabile? L’OMS sostiene, ad esempio, che vada superato, in questo tempo di pandemia, il concetto di ‘’distanziamento sociale’’ a favore del concetto di ‘’distanziamento fisico’’. Questa espressione ha sicuramente creato degli equivoci, in quanto, ai fini di non contrarre e diffondere il Covid-19, quello che va mantenuto è il distanziamento fisico.



Ma cosa s’intende con distanziamento sociale? E chi sono i congiunti? Ma soprattutto, un affetto può essere considerato stabile?

Va invece incentivato il rafforzamento dei legami sociali e promossa la socialità come concetto positivo e fattore importante per il benessere di tutti gli individui. L’espressione ‘’distanziamento sociale’’ potrebbe far sembrare che le persone non comunichino più tra loro o che il concetto di ‘’comunità’’ venga sminuito, ma questo viene quotidianamente smentito dalla solidarietà che ha unito e continua ad unire tutte le persone durante questo difficile periodo. All’inizio della fase 2, nel mese di maggio, è stato utilizzato in un DPCM il termine “congiunti” creando non poche perplessità. Ci si è chiesto chi fossero i congiunti, ed i ‘’parenti e i loro affini’’, i “conviventi di fatto”, lo erano anche i fidanzati e gli amici? Insomma, tutti coloro i quali rientrerebbero a far parte degli ‘’affetti stabili’’. Ma, poi, si è tanto discusso sul significato di questa espressione, in questo caso evidentemente la ‘’stabilità’’ di un affetto si riferisce alle relazioni stabilite e durature nel tempo. Comunque una gran confusione. Dopo mesi di distanziamento fisico è sicuramente necessario ridare ‘’stabilità’’ alla nostra vita, ma è sicuramente difficile decidere cosa possa essere “stabile”.


uesta pandemia che ha totalmente stravolto le nostre vite e,purtroppo, continua a farlo, ci ha portati anche a modificare il vocabolario quotidiano. Ma in tutto ciò possiamo trovare qualcosa di positivo: ci ha fatto capire che la nostra lingua è veramente ‘’viva’’ perché ci aiuta a trovare le parole giuste per raccontare ed esprimere quello che siamo, quello che viviamo.

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