Il coronavirus non è la prima pandemia che il mondo ha dovuto affrontare. Infatti, nel corso dei secoli molte e varie sono state le epidemie che hanno impedito la normalità della vita.
Tra il 1347 e il 1480, la peste colpì le maggiori città europee, con un tasso di mortalità medio del 30% circa.
Dalla metà del XVIII secolo, la maggiore malattia endemica del mondo fu il vaiolo, una malattia grave e contagiosa che decimò la popolazione mondiale arrivando ad avere tassi di mortalità fino al 30%.
Nel marzo 1918, durante gli ultimi mesi della Prima Guerra Mondiale, in tutto il mondo si diffuse l’influenza spagnola, il cui tasso di mortalità globale tra il 10 % e il 20% degli infetti, causò fra i 20 e i 50 milioni di morti.
La SARS ha rappresentato la prima minaccia globale del XXI secolo, con una una percentuale di morti tra il 13% e il 43%.
E poi è arrivato il Covid…
Alla fine del 2019 è arrivata la Sars-cov-2, un virus che attacca prettamente il sistema respiratorio. Ad oggi i morti sono tanti, chissà cosa accadrà in futuro.
I parallelismi tra ieri e oggi sono tanti, a partire dalla ricerca del … colpevole.
Ad oggi le nostre conoscenze scientifiche ci permettono di comprendere la reale provenienza dei virus. Un tempo le informazioni erano limitate e ci si affidava alla fede. Capire cosa stava accadendo e come doversi comportare era difficoltoso. Era tutto surreale, si era sempre alla ricerca del colpevole per dare una spiegazione a tanta incertezza.
Oggi come allora uno dei grandi problemi sono gli assembramenti, ma naturalmente le cause per cui essi si formano sono diverse. Nei tempi passati i momenti di aggregazione erano causati da festività cittadine e momenti religiosi. Ad oggi ci si incontra nelle piazze, nei centri commerciali e nei vari locali. Ora è molto più facile creare assembramenti poiché ci troviamo nell’era digitale e pianificare un incontro è un gioco da ragazzi.
“I parallelismi tra ieri e oggi sono tanti, a partire dalla ricerca del … colpevole. ”
Le disuguaglianze sono sempre esistite come nel passato così nel presente. Allora, chi era di un ceto sociale più elevato riceveva le migliori cure, coloro che invece erano poveri e non potevano permettersi nulla, venivano abbandonati dalla società. Alcuni riuscivano a sopravvivere curandosi attraverso i “rimedi della nonna” altri purtroppo non potevano salvarsi in alcun modo.
Ad oggi le disuguagliane sono di diverso tipo a partire dal luogo geografico in cui si vive, i paesi più sviluppati riservano cure migliori alla popolazione. Le disparità sono sia in campo lavorativo che in campo scolastico; chi non ha potuto continuare a lavorare in smart-working ha perso il lavoro, mentre molti ragazzi che dovevano affrontare la scuola online si sono trovati sprovvisti dei device.
L’unica cosa che non è cambiata è ciò che provano le persone, l’insicurezza e la ricerca della libertà.
Siamo intrappolati in questo grande limbo, tutti in attesa di tornare alla tanto agognata normalità.
Alessia Vadacchino
Ludovica Crudo
Marika Straface
Francesca Romagnuolo
II B BTS
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